Mercoledì scorso è stato presentato ufficialmente il dossier di candidatura olimpica di Roma 2024. Su punti di forza e debolezza della proposta italiana nelle ultime ore è già stato scritto tutto. Due cose sono certe. La prima: il comitato di Roma 2024, guidato da Luca Cordero di Montezemolo, ha svolto oggettivamente un buon lavoro, presentando una candidatura “intelligente” capace di convincere anche i più scettici. La seconda: mai come in questa occasione Governo e Coni hanno fatto squadra e tutte le istituzioni del Paese sostengono seriamente il percorso di Roma 2024. Basterà? Troppo presto per dirlo. Probabilmente la vera sfida sarà battere Parigi, che tra le avversarie sembra la più quotata. Ecco allora che Roma 2024 potrebbe calare l’asso nella manica! E se quella italiana diventasse davvero l’ “Olimpiade della cittadinanza”? Se ci fosse nella candidatura anche una parte di progetto (ieri nei fatti mancava) che coinvolgesse scuole, società sportive, oratori. Insomma se Roma 2024, oltre a riempire stadi, impianti e palazzetti con le prestazioni super dei campioni, si ritrovasse invasa da iniziative e manifestazioni dello sport di base.
Se la capitale potesse diventare una sorta di “palestra a cielo aperto” con campetti, strade, piazze, oratori invasi dalla passione di giocare della gente comune? Un’Olimpiade così, negli ultimi decenni, non si è mai vista! E se in tutto il paese ci fosse un week end olimpico dove contemporaneamente 8000 piazze (una per comune) che si trasformano in un campetto di pallavolo, calcetto, basket e altre discipline? Voi direte: ma che c’entra questo con la candidatura olimpica? C’entra eccome! E molto più di quello che si possa immaginare. Al primo punto della Carta Olimpica (sulla missione e sul ruolo del Cio) si legge testualmente: “Incoraggiare e supportare la promozione dell’etica nello sport così come l’educazione dei giovani con lo sport e dedicare i suoi sforzi affinché sia assicurato nello sport che il fair play prevalga e la violenza sia bandita”. È evidente allora che l’Olimpiade davvero non è solo un medagliere da esporre. A tal proposito, è curioso il fatto che il Cio come istituzione non stila una classifica ufficiale tra i Paesi, il medagliere infatti è “un’invenzione” della stampa. E questo dice tanto.
Aggiungere al dossier presentato, un jolly, significa aggiunge un progetto sullo sport di base che nessuna altra candidatura olimpica porta con sé. Vorrebbe dire al Cio: “Cari amici, ricordatevi che il vero senso delle Olimpiadi è questo. E che ci abbiamo pensato”. Insomma campi e palazzetti all’altezza, trasporti e ospitalità pressoché perfette, un villaggio olimpico organizzatissimo, accoglienza da 10 e lode. Una cornice come quella della città di Roma a fare la differenza. Ma anche scommettere che sia “lo sport di base” ed il cuore della gente l’ingrediente a sorpresa che possa fare davvero la differenza, non vi sembra entusiasmante?