L’indizione dell’anno giubilare dedicato alla Misericordia, apre nuovi scenari nel cuore dell’uomo ormai così abituato ad un individualismo di massa da diventare spesso insensibile alle difficoltà del proprio prossimo, alle povertà materiali e spirituali di chi gli vive intorno. L’uomo diventa esso stesso l’unico protagonista di sé, preoccupato del solo proprio diritto (e troppo raramente del proprio dovere), del solo proprio piacere, dell’uso della propria vita in chiave unicamente egocentrica, da trasformarlo in un eremita che vive in mezzo a milioni di altri eremiti come lui. Ecco allora potente il richiamo del Papa a riaprire i nostri occhi perché vedano, senza andare fin troppo lontano, le tante miserie di chi vive attorno a noi, affinché il nostro cuore si trasformi in un ricettacolo di misericordia, cioè vivo all’ardore della pietà umana e che esca da un eremitaggio sociale e di sentimenti che non fa onore a noi stessi. Anziani rimasti soli senza la compagnia di chi è troppo impegnato nel vortice della vita, persone ammalate che perdono la speranza, ragazzi disabili che devono vivere quotidianamente la loro diversità come una colpa, famiglie rimaste senza lavoro ed il minimo di sussistenza, carcerati che faticano a riprendere il loro cammino perché accatastati e isolati in luoghi privi di umanità, migranti reietti che inutilmente chiedono solo di vivere e di essere trattati da esseri umani. Persone come noi, come potrebbe da un giorno all’altro diventare ciascuno di noi, a cui noi stessi dobbiamo sentirci chiamati a rivolgere lo sguardo ed il nostro aiuto. Avere attenzione a ciascuno di loro è come avere attenzione per noi stessi; essi rappresentano il lato più vero della vicinanza a Dio e tendere loro la mano è come tenderla a Dio stesso.
Sono tanti i modi nei quali possiamo vivere la Misericordia di questo anno giubilare, ciascuno secondo il proprio ambito e le proprie piccole o grandi capacità. Anche lo sport può diventare potente strumento di misericordia quando può donare gioia, speranza, amicizia, socialità, benessere e salute, parità di diritti e di dignità a chi questi beni li ha persi o gli vengono negati. Le società sportive del nostro territorio, i massimi organismi e gli Enti sportivi, possono e devono avviare azioni concrete di solidarietà sportiva, accogliendo gratuitamente i figli dei poveri e dei migranti, organizzando iniziative per le persone sole, creando piccoli momenti di divertimento per le persone affette da malattie fisiche o da disabilità psichiche, dando la disponibilità a creare eventi sportivi nel carcere. Ecco nascere nel CSI un bando per finanziare progetti solidali, ecco crearsi percorsi sociali e sportivi per bambini autistici, ecco l’evento di atletica per disabili “Giocando senza frontiere” al Campo di atletica o il torneo di pallavolo integrata “Oltre la Siepe”, o il regalare la gioia di un Centro Estivo a bambini che non potrebbero permetterselo. Le risorse sono poche: sponsor e amministrazioni politiche tendono a finanziare più volentieri lo sport di prestazione, dei sani e dei bravi, il che ha un sapore amaro che nella storia dell’uomo non si è mai sopito. La misericordia invece ha il sapore dolce del rendere uguale chi è diverso, del rendere forte chi è debole, del rendere pari tra i pari, del saper perdonare chi ha sbagliato; ricordando sempre che la misericordia di Dio cui il Papa vuole richiamarci non dura un anno solo ma è l’inizio di un nuovo percorso di vita per tutti.